da Narratore » 05/07/2012, 12:34
La sorpresa stampata sui volti delle Guide della Spada lascia presto posto all'eccitazione per lo scontro, si perchè per quanto difficile sia il momento, per quanto vicina sia la Setta napoletana all'estinzione nessun sabbatico può a lungo rimanere insensibile al richiamo della Bestia: la manifestazione più pura dell'istinto animale che sostanzia il Credo raggiunge il più sublime dei momenti definendosi nell'atto ferale per antonomasia, respinto dagli ignoranti mortali che, fraintendondendo la grande lezione del darwinismo, relegano i suoi dettami esclusivamente al mondo delle fiere, inconsci che in ognuno si cela il desiderio di competere e primeggiare, di avere in pugno la vita di un altro essere senziente, di dimostrare di essere il più forte.
Fame e stanchezza lasciano posto ad eccitazione e zelo, i cainiti si affrettano a sgombrare un congruo spazio di terreno da detriti e lamiere in modo da delimitare i confini dell'arena. All'ombra di un'imponente macchina scavatrice, illuminato dalla fioca luce di due lampioni stradali, in pochi attimi il campo di battaglia è pronto.
L'ortodossia impone che, qualora i partecipanti non abbiano fatto Vaulderie nell'ultimo mese, ne vengano officiate due prima del sermone ed Israfil, abbandonato dal suo Sacerdote, è obbligato a condividere il sacro rito esclusivamente con Marzio e Leena, bevendo dalla coppa benedetta dal Vescovo Gangrel. Se prima l'atmosfera era dominata dalle selvagge urla di sfida ed incitamento ora a nessuno sfugge la solennità del momento, il silenzio regna nuovamente sovrano mentre i misurati gesti del vescovo sanciscono la sacralità del Ritus, le sue ruvide parole toccano in profondità l'animo perduto di ognuno dei presenti mentre cita il verbo del Padre dei dannati ed il Codice.
Alla fine però giunge il momento tanto temuto ed al contempo atteso, i due cainiti si fanno avanti con le labbra ancora macchiate di sangue, scure sagome adombrate dalle torri di ruggine che cingono il terreno dello scontro, l'uno perfettamente immobile, l'altro in movimento, come una bestia affamata in catene pronta a balzare sulla preda appena libera.
I duelli di rado durano più di una manciata di secondi e spesso il loro esito è già deciso nei primissimi istanti, ma stavolta è diverso: la lama dell'Angelo, grondante oleoso plasma, delimita immediatamente lo spazio difensivo del vampiro, entro il quale il Gangrel non riesce a penetrare per sferrare il mortale assalto, questa saetta due volte, con tale velocità da sembrare un singolo affondo morde la carne e penetra in profondità nel corpo di Silas, pericolosamente vicina al cuore, ad un centimetro dalla vittoria. Mai fiera gridò tanto il suo dolore e la sua rabbia volgendo ai cieli lo sguardo, un'eco terribile che sembra scuotere la terra nelle fondamenta, gli occhi del Gangrel si tingono del colore del sangue mentre ogni briciola di controllo è perduta e la Bestia emerge come un vortice. I poteri del sangue dell'Assamita perdono inesorabilmente di efficacia, la fame giunge implacabile poichè egli aveva sperato di concludere rapidamente lo scontro dando immediatamente fondo ad ogni risorsa, entrambi rallentano nei propri movimenti, che agli occhi degli astanti ora sembrano pesanti e sgraziati, ma è sufficiente un singolo istante di incertezza, un misero attimo di esitazione per permettere al Gangrel di annullare le difese di Israfil e colpire a fondo deturpando orrendamente il suo volto. La calma serafica dell'Angelo è perduta, il dolore richiama la Bestia e con essa giunge la fine, gli artigli di Silas affondano un'ultima volta nelle viscere del suo vecchio amico, squarciano i tessuti, recidono le arterie, spezzano le ossa in un'orgia efferata di spietati istinti e brutale euforia.
I rumori del macabro macello si odono nitidi nel teso silenzio...