BRUJAH A NAPOLI

IL RACCONTO SI PERDE NEI SECOLI…

Napoli, crocevia di popoli, città dalle molte anime e dalle tante passioni. Non poteva esservi miglior dimora di questa per gli eredi di Troilo, ed il clan Brujah ha sempre prosperato a Napoli nei secoli, pur con alterne vicende e fortune. Poco rimane delle gesta dei cainiti più anziani e dei tempi più remoti… forse distrussero da soli i propri diari e memoriali affinché non cadessero in mani sbagliate, o affinché nessuno, se non il Tempo stesso, restasse testimone del fallimento delle loro utopie. Giacché questo è stato il destino comune dei grandi Idealisti: vedere il tramonto dei regni e il fallimento delle rivoluzioni.

L’ASCESA DEL CONSIGLIO E GLI ANNI DELL’ILLUMINISMO

Agli inizi del settecento, il clan era diviso in varie correnti filosofiche, fortemente influenzate dai pensatori francesi. Assieme agli intellettuali che viaggiavano per l’Europa infatti, Napoli, allora culla dei primi moti illuministi, accolse e salutò tra le altre correnti il Razionalismo ed il Naturalismo. I Brujah furono allettati dal fermento di idee del secolo dei Lumi, dando impulso a una città che divenne il vero e proprio capoluogo filosofico dell’Italia che cambiava. Forte tra loro si stabilì una corrente di Criticismo, che fungeva da contrappeso agli entusiasmi a volte ingenui degli altri cainiti. Gli esponenti più anziani ed autorevoli di queste tre scuole formarono un sodalizio, noto successivamente come il Consiglio, che si pose al controllo del mondo cainita partenopeo ricevendo il naturale sostegno di tutti i vampiri, ed impose ben presto la propria influenza su tutto il Mezzogiorno. Venne edificato in quegli anni L’albergo dei Poveri, su istanza del Consiglio stesso: un edificio squisitamente illuminista che rispecchiava le diverse istanze dei Vampiri Filosofi. Alcuni di loro speravano in un vero rinnovamento della società, nel dare ai diseredati un tetto ed un mestiere affinché fossero un nuovo motore della civiltà cittadina, altri volevano semplicemente una sorta di “pascolo” in cui attingere prede facili senza minacciare l’ordine delle strade ed attirare sguardi indiscreti. Alcuni erano intimamente persuasi della bontà dell’animo umano e della possibilità di una illuminata guida di esseri secolari come i vampiri… altri, pratici e cinici, semplicemente si rassegnavano alla natura mostruosa degli uni e degli altri… umani e vampiri, bestie in simbiosi come un cane con le sue pulci.

L’ITALIA CHE CAMBIA, IL CONSIGLIO CHE ARROCCA

E malgrado il fallimento della Repubblica del 1799, i “principi filosofi” del Consiglio vissero l’epoca Napoleonica con nuove speranze destinate anch’esse a divenire presto cenere nel risorgere della monarchia borbonica prima, e nell’unità d’Italia poi. Il Consiglio iniziò progressivamente a perdere credibilità e potere, e mentre i numeri del loro clan varieranno continuamente, i cinque Brujah alla guida della città saranno destinati nel tempo a rinchiudersi sempre più nel loro eterno dibattito filosofico, allontanandosi progressivamente dai veri problemi che affliggono Napoli. Questa situazione avrà come risultato l’istituzione di uno Sceriffo dal pugno di ferro, Primo Filangieri, sempre figlio del clan brujah, nella cui figura però i membri più giovani del clan non riusciranno a riconoscersi.

UN TRADITORE…

Proprio questa morsa in cui i cainiti napoletani si ritrovarono serrati spinse il primogenito Ventrue, Guglielmo Reali, a tradire il proprio ruolo e progettare un colpo di stato ai danni del Consiglio. Certo della propria posizione, dei propri alleati e dei propri proseliti, il Ventrue commise l’errore di sottovalutare le capacità investigative di Primo Filangieri. E dinanzi alla Camarilla tutta lo sceriffo disonorò Reali, svelando il suo disegno fallace… e forse il disonore fu peggiore della morte per il nobile cainita, che affrontò la pena ultima con silenziosa rassegnazione. I suoi beni furono divisi tra gli altri clan, ed anche per la sua progenie vi fu certamente un premio. Il Consiglio regnava da abbastanza tempo da conoscere il prezzo di ciascuno dei suoi sudditi, e lo pagò sdegnosamente, sempre più disgustato dai voltagabbana e dai politici della corte napoletana.

A CAVALLO DI DUE GRANDI GUERRE

I fratelli più giovani si allontanano da quelli che sono gli ideali fondamentali del Consiglio, creando una nuova fazione alla cui guida assurge il burrascoso Dario Corinzio. Questo nuovo ramo del clan, però, resta fondamentalmente amorfo, e non viene percepito come una vera e propria minaccia dal Consiglio. Durante la seconda guerra mondiale il clan è letteralmente diviso in due fazioni, anche se molto spesso i membri vi si confondono e non è sempre chiaro chi appartenga all'una o all'altra. La prima appoggia il Consiglio, rivangandone i vecchi ideali filosofici; mentre la seconda, di natura più fisica, rissosa e confusionaria, si mischia con le vacche e molto spesso viene vista combattere tra le fila dei soldati o dei partigiani. Ma le ragioni stesse del secondo conflitto generano nel Consiglio una nuova ondata di polemiche… additando i catastrofici eventi che di nuovo scuotono non solo l’Europa, ma il mondo intero, e la nuova terrificante conquista del nucleare, i Principi Filosofi cedono progressivamente al presentimento che i loro giorni stiano volgendo al termine. I loro incontri si fanno meno frequenti… ciascuno di loro costituisce una sorta di piccola corte, talvolta composta delle sole loro progenie e progenie di progenie. In quegli anni si affermano nel clan Riccardo Cuomo, del sangue di Aurelio, Nicola de’ Capitani, del sangue di Durante, e Ugo Piazza Marasco, del sangue di Diana, col la sua giovane progenie, Agostino Amaranti. Primo Filangieri è tuttavia il principale tramite del Consiglio col resto della Camarilla, ed assurge ben presto al duplice ruolo di Sceriffo e Flagello.

IL CONFLITTO CHE RIDISEGNA L’EUROPA, IL SABBAT CHE IMBRATTA NAPOLI COL SANGUE

Ma la Seconda Guerra Mondiale fu qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il volto della storia: un conflitto in cui sarebbero morte più di cinquanta milioni di persone e che avrebbe travolto tutta l’Europa grazie a un gioco di alleanze politiche e dinastiche. I vampiri non avevano compreso quanto la guerra avrebbe segnato il mondo mortale, e per riflesso il loro mondo. La Camarilla tentò di plasmare gli esiti del conflitto, ma la forza che emerse maggiormente dal caos e dalla devastazione portata dal conflitto fu il Sabbat. Ed anche a Napoli la Spada di Caino, dopo una lunga inattività che forse era stata vigile osservazione ed astuta preparazione, si scagliò contro i vampiri della Camarilla dapprima con piccole azioni di guerriglia e di disturbo, poi colpendo sempre più su larga scala e generando tra i feriti e i soldati disertori molte efferate progenie dedite al sangue ed alla vendetta. Se ci fosse un leader unico dietro tali mosse rimane ancora oggi un mistero. Ma quando i Principi Filosofi scesero in campo, lasciando i loro troni per assaporare di nuovo la polvere della strada, il Sabbat si ritirò lasciando dietro di se i fragili infanti che trovarono tutti una esemplare distruzione. Molte lacrime di sangue pianse Aurelio di fronte alle ceneri di queste vittime inconsapevoli della bestiale natura del vampiro… quegli eventi segnarono profondamente l’animo del Consiglio, indurendolo e incrementandone le paranoie. Severo e Valerio serrarono il pugno sulla città, istruendo Primo Filangieri a regole dittatoriali volte a prevenire infiltrazioni sabbatiche e violazioni della Masquerade. Per il bene del regno, per la sicurezza dei cainiti.

1960-1980

In questo periodo, il pensiero dei giovani brujah trova sfogo avvicinandoli alla politica mortale, e sfociando in un contrasto ideologico che vedrà la Feccia scendere in campo a fianco tanto dei militanti di estrema sinistra che di estrema destra. Molti fratelli, travolti dai crescenti moti di rivolta e ribellione studenteschi, rischieranno in più di un'occasione di violare la Masquerade, prendendo attivamente parte a risse tra mortali. Riccardo Cuomo diviene Sceriffo di Benevento, allontanandosi progressivamente dalla scena politica napoletana.

Nel 1973 Giulio Spina, Reggente della Cappella Tremere, viene meno all’alleanza stabilita dal suo clan con il Consiglio e tenta di polarizzare il malcontento dei cainiti napoletani contro il Consiglio. La sua sicumera lo condanna a una sorte non migliore di quella di Guglielmo Reali, ma il Consiglio fa in modo che gli Stregoni stessi esercitino la loro giustizia, mettendo alla prova il Primogenito, Bianca Spina, e la sua fedeltà alla Camarilla… un atto ironicamente vendicativo che incrina definitivamente il rapporto tra la Cappella di Napoli e i Principi Filosofi. Ugo Piazza sconsiglia Diana contro questo corso di azioni, ma disamorato dagli avvenimenti abbandona la città, mentre la sua progenie decide di non seguirlo. Un nuovo duro colpo per il clan Brujah, che perde una delle sue voci più significative e brillanti.

LA CADUTA DEL CONSIGLIO E L’ASCESA DI D’AVALOS

Anni di piombo per i cainiti napoletani. Severo e Valerio vedevano nemici in ogni ombra, Durante era sempre più polemico, Aurelio sempre più perso in se stesso. E Diana sempre più impaziente ed irascibile. Filangieri era la mano insanguinata dei Principi Filosofi… pronto ad evitare l’onta del tradimento a coloro che osavano opporsi al Consiglio senza motivo. In quegli anni parecchi vampiri si allontanarono o semplicemente sparirono nel nulla fino a che il clima di terrore e di sospetto non avvelenò ogni animo. Diana si era estraniata dalla politica napoletana da qualche tempo con il suo entourage quando anche gli altri membri del Consiglio, che avevano minimizzato il suo allontanamento, stabilirono di porre fine al loro lungo governo col torpore o lasciando il capoluogo partenopeo. Questa improvvisa piega degli eventi colse impreparati i più giovani membri del clan, che non potettero che assistere impotenti all’ascesa di un nuovo astro. Innico d’Avalos del clan ventrue, spalleggiato da alcuni primogeniti e dalla reggente della Cappella Tremere ottenne agevolmente il ruolo di Principe, ponendosi come risolutore del caos in cui la scomparsa del Consiglio aveva gettato la Napoli della notte.

Il gangrel Berrilli e la tremere Bianca Spina ottennero rispettivamente la carica di flagello e siniscalco come premio al sostegno offerto al Ventrue. La carica di arpia toccò a un ventrue, a sancire un nuovo corso della città in cui per i brujah ci sarebbe stato sempre meno posto. Filangieri provò a opporre una certa resistenza… Innico sosteneva di avere eliminato i Principi Filosofi e questo faceva di lui un usurpatore agli occhi dell’ex sceriffo Brujah, ma il resto del clan non lo sostenne né lui ne seppe ottenere l’appoggio. Berrilli stanò ben presto Filangieri e lo sfidò ad un combattimento all’ultimo sangue: Primo scomparve dalla scena… si disse fosse morto, ed i membri più giovani del clan brujah accolsero la notizia con un misto di sentimenti ma senza indagare troppo approfonditamente. E questo si sarebbe rivelato un errore… L’epoca del Consiglio sembrava definitivamente tramontata.

E’ il 1989 ed i brujah rimasti in città decidono dunque di non opporsi al governo del ventrue Innico d' Avalos, al cui fianco si schiera apertamente Berrilli. Disillusi dell’idea di un “governo illuminato” osservano con diffidenza l’ordine imposto dal ventrue, tentando di prosperarvi mantenendo un basso profilo. I grandi sogni del Consiglio sembrano solo chimere contorte e spezzate… i giorni dell’idealismo tramontati nell’opportunismo di Corinzio, che ben presto assumerà il ruolo di Sceriffo che era stato un tempo di Filangieri. E brandirà la stessa arma che fu del suo antico avversario… una amara lezione osservata ad occhi asciutti da un clan Brujah che non chiedeva più nulla a se stesso.

Nel 1993 un gruppo di fratelli guidato da Nicola de Capitani, che non aveva mai cessato di credere che il sire del suo sire non avesse cessato di esistere, tentò di ribellarsi a D’Avalos. Il manipolo di cainiti, che contava esponenti di vari clan a meno di Ventrue e Nosferatu, osò mirare alla roccaforte stessa del potere di Innico, tentando di aggredirlo nelle sue stanze a Castel Sant'Elmo. Nicola sperava di ridare nerbo e orgoglio ai figli di Troilo, e guidò i rivoltosi attraverso i passaggi segreti dell’antico maniero angioino. Ma li i ribelli trovarono la morte per mano dei fedelissimi del Principe. Non pago di morte, questi decise di chiamare una caccia di sangue su siri e progenie degli sfortunati rivoltosi. Una orgia di sangue che non fu che il primo atto di una tirannide sempre più efferata.

1995 – Dopo il tentativo di golpe, il governo del Principe subì un giro di vite… sebbene concedesse a coloro che gli erano rimasti fedeli il diritto di progenie, le sue posizioni si irrigidirono al punto che il suo alleato ed amico Fulvio Berrilli, non riconoscendo più lo stesso Innico d'Avalos che aveva aiutato a salire sul trono, abbandonò il proprio ruolo di Flagello e lasciò la città e la guida del suo clan senza una parola, svanendo nel nulla. Come i gangrel, i brujah si mostrarono delusi dal governo autoritario di Innico d’Avalos, il quale si era dimostrato ben presto il classico, spietato monarca cainita. Sempre in questo periodo, i fratelli del clan si avvicinano ai Toreador, con i quali avevano sempre condiviso la passione per gli usi e i costumi dei mortali.

LE ULTIME NOTTI DEL TIRANNO

Pochi anni dopo fa la sua comparsa nei domini di Napoli Danilo Mazzacane, gangrel anarchico che reclama la sua discendenza da Fulvio Berrilli, ed in virtù degli antichi servigi del suo sire ed invocando la Convenzione delle Spine chiede ed ottiene un piccolo dominio a Napoli. Il clan Brujah ha attraversato un momento di profonda crisi, che ha minato alle fondamenta la sua già precaria compattezza. Corinzio, figura più anziana in città, si è fondamentalmente disinteressato delle faccende riguardanti i suoi altri fratelli rifiutando di essere per loro una guida ed un esempio. I giovani brujah hanno tentato negli anni di mantenere la presa sul proprio territorio controllando i movimenti della camorra e cercando di non pestare i piedi al Principe. Nel frattempo, il legame con i gangrel cresce, e l'arrivo degli anarchici costringe entrambi il clan ad assumere una posizione più decisa... Per molti è difficile non farsi affascinare dallo spirito e la determinazione di Danilo Mazzacane, anche se, con d'Avalos sul trono, dargli troppo credito significa rischiare più di quanto si è disposti a pagare.

Nuovamente si diffonde la voce della presenza di Cacciatori di Vampiri a Napoli… e nessuno sembra prenderla troppo sul serio. I cacciatori appaiono uno spauracchio con cui Innico tenta di tenere sotto controllo i cainiti del suo regno, sempre più impazienti ed esigenti… sempre meno deferenti e timorosi della sua collera tanto da sfidarla apertamente, come Mazzacane. Corinzio assolve svogliato al suo compito, mentre la spalla forte del ventrue è il Siniscalco Bianca Spina. I Brujah conoscono il momento più cupo della loro storia, il loro numero è esiguo come mai prima, nessuna ambizione e nessun ideale sembrano muovere i giovani elementi del clan. Sembra quasi che i pochi superstiti dei secoli gloriosi della Partenope del Consiglio si accontentino di essere puntanti come una pistola contro i nemici della Camarilla. Una pistola quasi scarica.

Mentre la minaccia dei cacciatori si concretizza e colpisce con morti più o meno eccellenti la Camarilla, il Principe approfitta della recrudescenza del Sangue Nero, morbo che il Consiglio aveva sottovalutato in passato, per diffondere un nuovo clima di terrore e prendere prigioniero Mazzacane che viene liberato e scompare in circostanze misteriose. Il trono di Innico sembra sempre più vacillante, ma il clan brujah non viene meno al suo compito in seno alla Camarilla e in un violento scontro avvenuto a Cuma riesce a riportare insieme ai gangrel una vittoria definitiva sui cacciatori. Proprio quella notte, due anarchici verranno giustiziati per un attentato ai danni del Principe, e Mazzacane ricomparirà per vendicarli ma senza successo. Qualcuno, forse quel qualcuno che lo aveva aiutato in passato a sottrarsi alle catene di Innico, gli toglierà la vita. Berrilli ricomparirà proprio in quella circostanza, non tanto per reclamare il fio degli atti della sua progenie, quanto per redarguire Innico contro i suoi stessi crimini: non è un Monarca illuminato, ma può ancora redimere il proprio operato.

Ormai il seme del dubbio è piantato in molti cainiti. Il potere logora chiunque se ne impadronisca, e l’animo di un ventrue è fin troppo prono alla tirannide per sottrarsi a tale maledizione. Il ritorno di Agostino Amaranti a Napoli sembra portare il vento di un nuovo cambiamento… un cambiamento che riaccende le braci sopite del fuoco dei figli di Troilo. Una nuova e più concreta alleanza tra i clan va formandosi… per destituire il Principe. Ma la cospirazione è presto scoperta, i ribelli tratti in catene parlano di un nemico che Innico non può essere davvero pronto ad affrontare. Diana è tornata per riprendere ciò che era stato dei Brujah per secoli.

Innico commette il suo peggior errore… richiama Filangieri, che gli artigli di Berrilli avevano risparmiato esigendo un prezzo più terribile e più duro della vita del cainita probabilmente. Corinzio abbandona Napoli dopo essere stato costretto a fronteggiare la sua antica nemesi, ed i cainiti della Camarilla comprendono che il Principe D’Avalos ha già perso… E’ un confronto quasi incruento quello in cui Diana ed i suoi sostenitori affrontano al Concilium Umbrae il ventrue ed i suoi ormai esigui proseliti. Diana è giunta per reclamare la sua vendetta su Filangieri, colui che aveva distrutto l’utopia del Consiglio. Tutti lamentano i torti subiti sotto il governo di D’Avalos… la città stessa chiede la testa del suo precedente sovrano, per incoronare l’anziana Brujah e restaurare la gloria e gli ideali dei guerrieri filosofi.


PERSONALITÀ NOTEVOLI DEL CLAN

IL CONSIGLIO

Il Consiglio era un sodalizio di cinque membri del clan Brujah, delle cui origini si sa ben poco. Persino i nomi che sono storicamente tramandati tra i cainiti di Napoli forse sono poco più che nomignoli. Severo era di certo il più inflessibile, un giustizialista, il cui idealismo s’era infranto troppo presto nella disillusione e si era calcificato in un atteggiamento implacabile. Severo non perdonava mai, e considerava il Consiglio l’unica possibile forma di governo. Poco si sa delle sue progenie; era molto legato a Valerio. Si dice che quest’ultimo vantasse le più antiche origini tra i Brujah di Napoli. Silenzioso e sornione, Valerio era il più indecifrabile e apparentemente placido tra i Principi Filosofi. Si dice che sia stato lui a spingere per la scelta di Primo Filangieri come sceriffo, e che quest’ultimo fosse addirittura un suo discendente… ma forse nessun vampiro possiede più la risposta a questo quesito. Durante era la voce del perenne dissenso… la sua vis polemica era ineguagliata nel Consiglio. Era il paladino delle cause perdenti, di cui sosteneva il fascino e l’importanza. Durante diceva di non poter vincere una contesa, altrimenti sarebbe passato dalla parte dell’oppressore. Se Durante era il retore, Aurelio era l’oratore, e tra tutti i brujah del Consiglio era colui che meglio meritava l’appellativo di Principe Filosofo. Si lasciava almeno esteriormente conquistare dalla modernità e dai cambiamenti del mondo mortale, ma restando fondamentalmente vincolato ad una dimensione interiore del tutto atemporale.

Non è noto quali membri del consiglio siano sopravvissuti sino ai giorni nostri, e ben poche delle loro progenie sono note.

DIANA

Diana è sempre stata l’elemento più battagliero e vicino alla giovane feccia del Consiglio, incarnando l’anima irrequieta del clan Brujah con il suo idealismo appassionato e irriducibile. Recentemente risvegliata da un torpore durato vent’anni ha deciso che se l’Utopia del Consiglio era fallita, doveva esserci un modo migliore di governare i cainiti di Napoli. Ed è tornata per trovarlo.

PRIMO FILANGIERI

Un nome che tutti i cainiti conoscono, e che associano a una efficiente spietatezza, quella con cui questa ancilla del clan brujah si affermò come braccio violento del Consiglio. Creduto morto a seguito di un violento scontro con Fulvio Berrilli, cadde probabilmente in torpore, o forse fu vincolato a restituire un favore vitale al gangrel. Nei suoi ultimi giorni D’Avalos lo richiamò alla sua corte per assolvere il compito in cui si era distinto. Ma non poté avere la meglio su Diana. Non è noto se abbia generato delle progenie.

UGO PIAZZA, PROGENIE DEL MALTESE, PROGENIE DI LUDOVICO MARASCO, PROGENIE DI DIANA

Abbracciato negli anni dell’unificazione dell’Italia, mantiene il suo fervido idealismo e si pone alla testa di una fazione che sostiene il Consiglio ma tenta di riportarlo ai suoi antichi valori. Crea una progenie, Agostino Amaranti, nel ventennio fascista. Non è noto se sia ancora attivo. Non ha più fatto ritorno a Napoli a seguito degli eventi che hanno portato il Consiglio alla dissoluzione.

NICOLA DE CAPITANI, PROGENIE DI STEFANIA TARTAGLIA, PROGENIE DI DURANTE

Abbracciato nei primi anni del novecento, lavora al fianco della sua sire con la quale viaggia per l’Europa prima di tornare a Napoli da solo. Non è noto quale destino abbia incontrato Stefania. Ha mantenuto un ruolo secondario nel clan negli anni della caduta del Consiglio. Autore dell’attacco suicida a Castel sant’Elmo per la deposizione di Innico D’avalos, viene giustiziato dopo il suo fallimento.

RICCARDO CUOMO, PROGENIE DI ANTONIO, PROGENIE DI AURELIO, SCERIFFO DI BENEVENTO

Brujah di tendenza moderata, dopo il suo abbraccio avvenuto a metà dell’ottocento, tenta di ricavarsi uno spazio personale dissociandosi dalle azioni del Consiglio. Dopo alcuni anni passati come segugio ottiene la carica di sceriffo di Benevento, città in cui si susseguono una serie di eventi rilevanti nella lotta tra Camarilla e Sabbat che assorbono completamente i suoi sforzi e la sua attenzione. Quando il Consiglio si scioglie non è noto se abbia fatto sforzi attivi per ritrovare il sire del suo sire. Si sposta raramente dalla città che sostanzialmente governa.

SUGGERIMENTI INTERPRETATIVI

Clan di contraddizioni che rifiuta le facili ipocrisie della nonvita vampirica, è difficile da definire come una collettività: i suoi membri sono estremamente eterogenei, e solo all’occhio più acuto sono visibili le similitudini di fondo esistenti tra di loro. I Brujah sono creature sociali, che cercano l’aggregazione e mantengono strette relazioni col mondo dei mortali. Sono vampiri che interagiscono direttamente con gli umani e non li considerano necessariamente inferiori. I brujah assorbono moltissimo dal mondo che li circonda, possono essere molto all’avanguardia o rifugiarsi in uno stereotipo “passato”, a seconda delle proprie tendenze e inclinazioni personali. Possono essere dark, bikers, rozzi rissaioli o intellettuali anarcoidi. Ciò che li accomuna veramente è la passione. Essi lottano per ciò in cui credono con tutto il loro essere, e trasferiscono ad ogni azione della loro non vita il calore delle proprie convinzioni. Molto spesso questo si traduce in un atteggiamento ribelle, anarchico e ostinato, e in una estrema facilità a cadere preda della collera. Per quanto ogni membro del clan Brujah cerchi inconsciamente la sfida e accolga il cambiamento in ogni sua forma, nessuno di loro oserebbe suggerire di disfarsi delle Tradizioni. I più estremisti le sfidano… ma anche gli anarchici più convinti riconoscono l’importanza di una struttura sociale, anche se non sono in grado di accettarla. Essere contro “il Sistema” non significa negare quelle leggi che hanno consentito il perpetrarsi del genere vampirico, in primis la Masquerade.